Conobbi Gilda molti anni fa quando, la cooperativa sociale di cui ero presidente, decise di dare disponibilità ad attività di tirocinio ad una ragazza frequentante un corso di formazione rivolto a persone che fossero uscite dalla dipendenza da alcol e sostanze.
Non fu facile spiegare ai genitori dei bambini che frequentavano il nostro centro per l’infanzia il senso di quella scelta e rassicurarli relativamente alla sicurezza ed alla serenità dei loro figli.
Gilda era una giovane donna dai cui occhi traspariva tutta la sua fragilità, la sua postura dichiarava tutto il suo senso di inadeguatezza, la sua convinzione di non essere meritevole di alcun rispetto. La nostra struttura, grande, bella, colorata, piena del vociare dei bambini che frequentavano il nostro centro sperimentale, era un sogno che eravamo riuscite faticosamente a realizzare. Gilda vi entrava in punta di piedi, con ammirazione nei nostri confronti, attraversava gli spazi cercando di essere invisibile ed ogni volta che le rivolgevamo la parola, chiedendole come stava, se si stava trovando bene, se aveva bisogno di qualcosa, sembrava stupita ed imbarazzata per tanto interesse. Sempre puntualissima e disponibile, Gilda, gradualmente, cominciò a manifestare sempre di più la sua contentezza di venire a fare il tirocinio da noi. I suoi abiti scuri lasciarono sempre più spazio ai colori, cominciò a curare i suoi capelli, addirittura cominciammo a vedere sul suo viso un filo di trucco e, soprattutto, sempre più sorrisi. Passarono i mesi e si avvicinò il periodo natalizio. Ogni anno, in quel periodo, organizzavamo un momento speciale per raccontare ai genitori il percorso fatto dai loro bambini. Fu allora, mentre fervevano i preparativi per lo spettacolo, che scoprimmo il grande talento di Gilda: era una straordinaria artista, in grado di realizzare meravigliose scenografie, dipinti raffiguranti mondi incantati, ricchi di incredibili particolari che entusiasmavano i bambini e pian piano anche i genitori, che impararono a conoscerla e apprezzarla, tanto da commissionarle dipinti nelle stanze dei loro figli.
Gilda veniva da un contesto familiare complesso, i suoi figli più grandi, il marito e la sua stessa mamma, non avevano alcuna considerazione e fiducia in lei, del resto molte volte aveva provato a riprendere in mano la sua vita ma non c’era mai riuscita veramente e così la sua autostima veniva sempre più mortificata. La sua esperienza nel nostro centro però le stava restituendo fiducia in se stessa, cominciava a credere davvero che fosse possibile pensare ad un futuro diverso, che anche lei meritava un’altra possibilità.
Gilda aveva una ragione fondamentale per trovare il coraggio di affrontare tutti gli spettri che l’avevano tenuta prigioniera in quei lunghi anni: la sua terza figlia, una bimba che, a differenza di tutti gli altri, aveva fiducia in lei e le voleva bene senza riserve.
Gilda prese quindi un’importante decisione: lasciò la sua famiglia per fare un percorso che le consentì poi di tornare ad essere, qualche mese più tardi, il punto di riferimento di tutti i suoi figli e di suo marito.
Si impegnò così, con grandissima forza e determinazione, nella sua attività artistica, fino a quel giorno saltuaria ma che diventò molto presto il suo lavoro stabile e remunerativo.
Fu così che tutta la sua famiglia comprese che era diventata una donna nuova, forte, determinata e affidabile, cominciando ad essere il riferimento materno non solo della sua bimba, ma anche dei due figli più grandi.
Gilda tornò a trovarci molte volte negli anni a seguire e tutt’ora ci incontriamo, quando passo a salutarla nel suo laboratorio, nel centro storico di Napoli, dove progetta e realizza tanti bei dipinti murali per ravvivare le stanze di tanti bambini.
Quando siamo assieme, bevendo il nostro caffè, dai suoi occhi traspare una luce particolare, per il senso di gratitudine e di consapevolezza di ciò che è stato.
Penso spesso alla storia di Gilda, grazie alla quale ho capito che offrire una nuova opportunità e dare fiducia a chi l’ha persa perfino in se stesso, può letteralmente salvare una vita.
Ma anche che non esiste motivazione più grande dell’amore per riuscire a cogliere l’opportunità che ci viene data.