Jerry Essan Masslo, rifugiato sudafricano in Italia, nato a Umtata nel 1959 e assassinato a Villa Literno il 25 agosto 1989, fu vittima di una banda di criminali. La sua vicenda colpì profondamente l’opinione pubblica, tanto da portare in Italia a una importante riforma sul riconoscimento dello status di rifugiato.
La sua storia va raccontata. Nato in un paese povero e in condizioni di estrema difficoltà, Jerry riuscì a proseguire gli studi nonostante le gravi difficoltà economiche, frequentando scuole riservate ai neri. Suo padre fu arrestato durante una manifestazione e non fece più ritorno a casa; anche la figlia di Masslo fu tragicamente uccisa a soli sette anni da un proiettile vagante sparato dalla polizia.
A seguito del colpo di stato del 1987, Masslo decise di fuggire, mettendo in salvo la moglie e i due figli nello Zimbabwe. Con l’aiuto di un amico marinaio, Masslo e suo fratello si imbarcarono clandestinamente su una nave cargo nigeriana, nascosti in una scialuppa di salvataggio. Durante il viaggio, Masslo dovette fermarsi in Nigeria per procurare medicine per il fratello malato; al suo ritorno, la nave era già salpata, segnando l’ultima volta che vide suo fratello.
Dopo un lungo e difficile viaggio, Masslo arrivò a Roma nel marzo 1988, dove fece richiesta di asilo politico. Tuttavia, l’Italia applicava allora il principio della “limitazione geografica”, che consentiva il riconoscimento dello status di rifugiato solo ai cittadini dell’Europa orientale. Nonostante l’intervento di Amnesty International e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Masslo non poté ottenere lo status giuridico e rimase in Italia senza alcun riconoscimento legale.
Dopo alcuni mesi trascorsi a Roma, Masslo si trasferì a Villa Literno per lavorare nella raccolta del pomodoro, vivendo in condizioni precarie insieme a centinaia di altri immigrati. La situazione a Villa Literno diventava sempre più intollerante verso gli immigrati africani, tanto che la sera del 24 agosto 1989, un gruppo di uomini armati fece irruzione nel capannone dove Masslo dormiva con altri 28 immigrati. Nonostante alcuni consegnassero subito denaro e oggetti di valore, i malviventi spararono, uccidendo Masslo e ferendo un altro connazionale.
La morte di Masslo ebbe un’enorme risonanza mediatica, portando ai suoi funerali di stato il 28 agosto, alla presenza del Ministro degli Affari Esteri Gianni De Michelis e di altre autorità. Nel luglio 1991, la Corte d’Assise d’Appello condannò in via definitiva i responsabili dell’omicidio a pene detentive tra i 12 e i 18 anni.
La morte di Jerry Essan Masslo segnò un punto di svolta in Italia, evidenziando la necessità di garantire diritti e doveri agli immigrati. La sua tragica vicenda contribuì all’approvazione della legge Martelli, che eliminò la “limitazione geografica” per i richiedenti asilo politico.
Ancora oggi, a Villa Literno si svolgono iniziative a favore dei migranti, nonostante i tentativi della criminalità organizzata di sopprimere l’attenzione mediatica. La memoria e l’impegno di Jerry Essan Masslo vivono ancora, e voglio ricordarlo oggi, perché il suo sacrificio non è stato vano. La sua morte ha contribuito a rendere la nostra nazione più accogliente e sensibile verso chi fugge dalla propria terra in cerca di un luogo sicuro, come dovrebbe essere l’Italia.