Pochi conoscono Roberto Vernetti, detto il “guarattellaro”, come viene chiamato da tutti.
Roberto porta avanti con tenacia e decisione da oltre 40 anni lo spettacolo tradizionale delle guarattelle.
Una passione che lo ha portato in giro per il mondo, diffondendo ovunque quella antica tradizione partenopea che, nonostante la tecnologia e il progresso, non si è mai scalfita, catturando l’attenzione dei bambini da generazioni.
Il suo Pulcinella parla in napoletano, rappresentando l’umanità, lo spirito vitale, il popolo di ogni paese, con tutte le contraddizioni della vita sue e dei tanti personaggi che Roberto rappresenta con i suoi burattini, rigorosamente costruiti, dipinti e vestiti con le sue mani.
Il “guarattellaro” ha da sempre rappresentato le tante storie di Pulcinella ad almeno quattro generazioni di ragazzini, molti dei quali oggi sono uomini, padri ed alcuni persino nonni, a cui ha regalato momenti unici di puro divertimento, senza alcun uso della tecnologia, ma solo quella della voce e dell’abile uso delle mani e della creatività.
In una delle tante storie che Roberto mi ha raccontato, quella che mi ha colpito di più fu quella di alcuni anni fa, nei primi mesi di dicembre del 1995. Da lì a poco sarebbe finita una delle guerre più sanguinose che abbiamo avuto in Europa, quella dell’ex Jugoslavia. In Italia e a Napoli erano arrivati da alcuni mesi tantissimi bambini ormai orfani di quella incredibile guerra; avevano perso tutto: genitori, nonni. Bambini che, seppur piccoli e di luoghi diversi, si trovavano insieme, alcuni ragazzi della Bosnia, altri provenivano dall’Erzegovina. Anche se le loro terre erano in guerra, erano tutti lì, soli, senza nessuno, senza nemmeno sapere il perché.
Fu proprio in una di quelle sere che Roberto fu chiamato, come tante altre volte, nel tentativo di far sorridere quei ragazzi.
E fu così che la sera del 14 dicembre 1995, la stessa data che peraltro segnò la fine di quella terribile guerra, Roberto con le sue guarattelle e con il suo linguaggio tutto napoletano di Pulcinella e dei tanti personaggi, riuscì a coinvolgere e a far sorridere tutti quei bambini, sebbene non comprendessero le parole pronunciate dai burattini di Roberto.
Chi era in sala si accorse che, per la prima volta, Pulcinella aveva una voce diversa, commossa.
Sì, perché come tanti che hanno vissuto quel momento, vedere quei visini ridere e sorridere ad ogni movimento di quei personaggi fu un’emozione grandissima.
Da quell’esperienza e tante altre che poi si sono susseguite, Roberto porta Napoli ovunque nel mondo con il progetto “La Scuola di Pulcinella”. Nel 2000 ha dato vita al Pulcinella finlandese, Väinö-Kieku, introducendo l’arte delle guarattelle nella cultura finlandese e formando nuovi burattinai locali. Ha partecipato al Festival di Primavera di Budapest e a quello della Cultura Italiana a Belgrado, rappresentando la Campania fino ad Al-Halain negli Emirati Arabi Uniti al festival di animazione teatrale.
Questa è la vera essenza della Napoletanità: portare avanti le nostre tradizioni in giro per il mondo perché, prendendo in prestito una importante frase di un altro grande nostro concittadino, Luciano De Crescenzo: “Ovunque nel mondo c’è bisogno di un po’ di Napoli…”