Purtroppo ancora una volta è stata disposta l’anticipazione della caccia senza l’approvazione, obbligatoria e propedeutica, del piano faunistico-venatorio regionale.
La conseguenza è che viene consentita l’uccisione di uccelli proprio nel periodo di migrazione e riproduzione e sono stati aumentati i giorni di caccia nelle aree Natura 2000.
Eppure, in consiglio regionale l’assessore Caputo si era impegnato proprio con me, quando ho presentato il mio question time sull’argomento, ad autorizzare la preapertura solo dopo aver ricevuto e recepito il parere ISPRA e dopo che il piano faunistico-venatorio fosse stato approvato in Consiglio Regionale.
Inoltre non si evidenziano argomenti sufficienti per superare il parere del Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale e quello dell’ISPRA, entrambi assolutamente critici rispetto alla riapertura anticipata della caccia!
È fondamentale ricordare che i “Piani faunistico-venatori sono tra i principali strumenti di programmazione faunistico-venatoria attraverso i quali le Regioni definiscono, a determinate cadenze temporali (di norma un quinquennio), le linee di indirizzo per quanto concerne le finalità e gli obiettivi perseguiti dalla gestione della fauna selvatica e gli interventi gestionali necessari per il raggiungimento di tali obiettivi, nonché l’individuazione dei territori idonei alla destinazione dei diversi Istituti faunistici. Recentemente sono stati sottoscritti accordi di collaborazione tra alcune regioni ed ISPRA per la redazione di specifici piani.” (ISPRA)
Ci si dimentica evidentemente che i piani faunistico-venatori non sono predisposti per favorire caccia e cacciatori, ma per gestire e tutelare la fauna selvatica.
Anche se in Italia la caccia non è vietata e non è possibile fermarla con leggi regionali, è possibile regolamentarla limitando gli effetti negativi ed organizzare un calendario venatorio che non danneggi ulteriormente il nostro ecosistema.
Questo è un chiaro esempio di quanto l’interesse di pochi possa prevalere sul benessere collettivo, ambientale e sociale, oltre che compromettere il futuro nostro e delle nuove generazioni.
Non c’è da meravigliarsi se, ancora una volta, questo calendario sarà sospeso, come è avvenuto a seguito delle sentenze del TAR negli ultimi tempi.
È un dovere di tutti noi che abbiamo a cuore il nostro territorio, insieme alle associazioni ambientaliste, quello di assumerci la responsabilità di difenderlo e valorizzarlo.