Lunedì 15 aprile abbiamo presentato i risultati del “Questionario anticamorra”, un’iniziativa giunta alla sua seconda edizione, che ha visto la partecipazione di oltre 10.000 studenti iscritti a 28 istituti delle scuole superiori di Napoli e provincia. A questi studenti sono state sottoposte 28 domande con l’obiettivo di monitorare le loro conoscenze e sensibilizzarli verso un maggiore impegno civile. Per questo progetto è stato scelto il titolo “Mobilitiamoci contro la camorra”.
Si, perché di mobilitazione si deve parlare per sconfiggere un male che uccide la speranza e la vita di tanti.
Un lunedì mattina che ha visto presenti in Consiglio Regionale una delegazione di circa 60 ragazzi, su oltre 10.000 coinvolti nell’iniziativa coordinata dalla docente Ines Barone e promossa dal deputato e vicepresidente della commissione Ecomafie, Francesco Emilio Borrelli, con la partecipazione degli assessori regionali alla Scuola, alle Politiche sociali e alle Politiche giovanili, Lucia Fortini e alla sicurezza, Legalità e Immigrazione, Mario Morcone, con la collaborazione de Il Mattino e La Radiazza di Radio Marte.
Il risultato del progetto non si limita alla comprensione della percezione della criminalità organizzata, della delinquenza minorile e delle ecomafie da parte dei ragazzi, in questa seconda edizione, si è voluto instaurare un dialogo con i giovani per comprendere il loro livello di consapevolezza rispetto a tali fenomeni. Il risultato è stato che l’evento ha registrato una forte e sentita partecipazione da parte dei ragazzi.
Quanto emerso dal questionario ci aiuta a comprendere le opinioni dei nostri ragazzi e, soprattutto, a individuare gli strumenti di intervento nelle scuole e nei contesti in cui vivono.
Vi lascio il risultato delle singole domande qui nel post. Alcune delle risposte offrono un quadro preoccupante, come ad esempio il dato relativo ai 500 studenti che hanno ammesso di recarsi a scuola armati di coltello o l’alta percentuale di giovani che non ritiene utile denunciare abusi o atti violenti.
Sebbene ci siano buone speranze, alcune grandi preoccupazioni emergono. Ritengo sia necessario attuare misure di sistema e non solo spot; è fondamentale attuare interventi strutturali e dedicare risorse per coinvolgere i ragazzi in attività che possano allontanarli dalla tentazione di entrare in contatto con un mondo che è troppo spesso rappresentato dai social media e da alcune serie televisive, ma anche riqualificare spazi e destinarli ad attività di socializzazione e aggregazione, quale alternativa concreta alla scelta di una vita in strada da parte di tanti giovani che vivono in contesti di abbandono e degrado.
Le soluzioni esistono e molte di esse ci vengono indicate proprio dalle proposte dei ragazzi, a dimostrazione del fatto che quando l’ascolto è autentico, sono i primi ad esporsi e a rappresentare le loro idee ed istanze.
I risultati delle 28 domande poste agli oltre 10.000 studenti sono scaricabili qui: