Si parla troppo poco della nostra regione in materia di sanità, fondi e personale. La nostra regione è fortemente penalizzata in ambito sanitario dai ridotti trasferimenti statali e dalla forte sproporzione tra le risorse umane presenti nei nostri presidi ospedalieri e il numero di pazienti che ogni giorno sono ricoverati nelle strutture, aumentando esponenzialmente la mole di lavoro per gli operatori del settore.
Ho avuto l’onore di intervenire al primo convegno dell’Associazione Coordinatori Infermieristici della Campania, associazione scesa in campo per sottolineare l’importanza di un ruolo chiave nell’organizzazione delle strutture che si occupano di salute pubblica.
L’evento è stato organizzato e moderato da Vincenzo De Falco, presidente dell’Acic. Oltre 200 professionisti si sono incontrati in una gremita sala dei Baroni, all’interno del Maschio Angioino, per fare il punto della situazione sul sistema sanitario della Campania.
Un convegno che ha visto interventi nazionali di grande valore, ma è stata soprattutto un’occasione per ribadire un dato poco noto ai cittadini della Campania, che rischia di diventare ancora più allarmante con l’autonomia differenziata che questo Governo sta pericolosamente portando avanti. Il dato è che in Campania mancano circa 20.000 professionisti nel settore della sanità pubblica, rispetto a quanto avviene nelle regioni del nord.
Concordo con Vincenzo De Falco: è necessario agire dal punto di vista organizzativo per far funzionare meglio il sistema sanitario, ed è questa una delle principali competenze del coordinatore infermieristico, figura di collegamento tra i vertici strategici e il nucleo operativo di infermieri e operatori socio-sanitari.
Il coordinatore infermieristico è una figura ritenuta strategica e fondamentale già nel ‘700. Presso l’Ospedale degli “Incurabili”, risalente a 3 secoli fa, l’organizzazione dei vecchi reparti era demandata agli infermieri.
Sebbene la medicina, o meglio la ricerca scientifica, abbia fatto passi avanti incredibili, purtroppo la qualità dei servizi sanitari offerti non ha avuto miglioramenti paragonabili. È pertanto necessario partire proprio da queste radici storiche, ponendo al centro il coordinatore infermieristico, figura chiave per organizzare al meglio l’assistenza e rispondere alle esigenze dei cittadini.
Nel mio intervento ho voluto ribadire che queste figure professionali non possono e non devono lavorare in emergenza, pur avendo dimostrato, durante la grave crisi sanitaria dovuta alla diffusione dell’epidemia di Covid-19, che il personale sanitario della Campania è, non solo altamente qualificato, ma anche dotato della qualità umana, disponibile e altruista che fa di loro grandi professionisti.
Non possiamo contare solo sulla loro estrema disponibilità, su turni lavorativi infiniti e senza sosta, dove l’errore umano dovuto alla stanchezza è dietro l’angolo. È necessario che queste figure siano tutelate e messe in condizione di rendere le nostre strutture sanitarie pubbliche luoghi di eccellenza, anche sotto il profilo dei servizi offerti e dell’accoglienza, ma anche da un punto di vista contrattuale e di stabilità: pur rappresentando una categoria professionale indispensabile, è anche quella costituita da un altissimo numero di precari.
Nei prossimi giorni avrò degli incontri per essere quell’anello di congiunzione tra i professionisti che ogni giorno lavorano nelle nostre strutture e le tante direzioni sanitarie della Regione, affinché ci sia un coordinamento più uniforme e soprattutto si possano programmare azioni concrete e correttive.