Fino a qualche anno fa, incontravo spesso la maestra Assunta Porzio. Aveva una piccola dimora in Via Camillo Pellegrino, una delle tante strade caratteristiche di Materdei, uno dei quartieri che custodiscono mille storie della nostra città. La “Maestrina” Assunta, così veniva chiamata in senso affettuoso nel quartiere per la sua figura esile e la giovane età, ci ha lasciato nel 2014 a 94 anni, ed era uno scrigno incredibile di storie.
Molte di queste si riferivano al difficile periodo dell’immediato dopoguerra, quando insegnava in una delle scuole elementari del quartiere.
Tra i suoi alunni c’erano Luigi e Sara, entrambi originari di Materdei, fratelli arrivati alle elementari in ritardo, come tanti ragazzi a quei tempi. La guerra, infatti, aveva fermato ogni cosa per molti anni.
Luigi, il più grande dei due, aveva circa cinque anni durante l’occupazione tedesca, mentre sua sorella Sara ne aveva appena tre. In quei giorni la guerra mieteva ogni giorno vittime tra donne, bambini e uomini della città di Napoli, e ad ogni suono delle sirene, la paura più grande era quella di non poter tornare in superficie sani e salvi.
Fu così che, in una insolita mattina, tranquilla e silenziosa, all’ennesimo suono della sirena, Luigi e Sara vennero presi per mano dai loro genitori. Iniziò così la solita corsa verso l’ennesimo rifugio sotto un antico palazzo di Materdei, uno dei tanti che aveva fondamenta abbastanza ampie per ospitare centinaia di persone ammassate, in attesa che il pericolo finisse.
In tanti correvano tra la folla ma Luigi e Sara, agili e piccoli, riuscirono a mettersi in salvo appena in tempo per sentire le esplosioni. Fumo, caos, pianti e detriti cadevano da ogni parte. Quando il silenzio tornò a dominare sui pianti, i due gridarono i nomi dei loro genitori, ma senza risposta. Da quel giorno, Luigi e Sara rimasero orfani, un destino simile a tanti altri attendeva i due piccoli: l’ennesimo orfanotrofio, stracolmo di ragazzi abbandonati dai genitori o rimasti orfani di uno o entrambi.
La maestra Assunta mi raccontava i dettagli: per alcune settimane rimasero nell’abitazione dei loro genitori, una piccola dimora in affitto. Poi, su segnalazione dei proprietari di casa, che avevano tutt’altro interesse che proteggere quei due ragazzi, furono denunciati all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, una sorta di antesignana dei moderni servizi sociali, anche se con finalità molto diverse, fondata nel 1925 durante il regime fascista.
Il quartiere, però, non poteva permettersi di perderli. Iniziò così una gara di solidarietà tra i residenti per nascondere quei due bambini. Prima furono ospitati dal Marchese de Filippis, che, nonostante la guerra avesse portato povertà ovunque, possedeva ancora una villa con alcune stanze agibili. Per altri mesi furono accolti dai coniugi Ferrante, alcuni bottegai che, pur con i loro sei figli, presero a cuore la storia di Luigi e Sara.
I mesi passarono e i due ragazzi crebbero da soli, ospitati di casa in casa, studiando di nascosto insieme agli altri bambini del quartiere. Una solidarietà che li accompagnò per anni, fino a quando Luigi, raggiunti gli otto anni, e Sara, i cinque, vennero iscritti a scuola, proprio quella dove insegnava la maestra Assunta.
I due riuscirono a superare brillantemente la scuola elementare, nonostante le mille difficoltà economiche. C’era chi acquistava loro i libri, chi il materiale scolastico, chi il grembiule, e chi garantiva loro un pasto. I loro vestiti, ad esempio, erano una creazione della signora Concetta, la sarta del quartiere, che in ogni occasione riusciva a confezionare eleganti abiti per loro.
Una storia davvero incredibile, che arriva fino ai giorni nostri. Luigi, raggiunta la maggiore età, mise su una piccola impresa di autotrasporto, utilizzando vecchi mezzi abbandonati dai tedeschi. Sara, invece, lavorò per anni con la signora Concetta, insegnando a tante ragazze meno fortunate l’arte del ricamo.
I due si sposarono più o meno nello stesso periodo e, sebbene oggi non siano più tra noi, i loro figli che vivono fuori regione, ogni tanto tornano a Napoli per portare un fiore ai loro genitori.
E come in ogni storia di questa città, nulla si perde. Ogni sacrificio fatto dai due fratelli ha dato i suoi frutti. I figli di Luigi: uno è primario in un ospedale del nord Italia, l’altro è stato per anni docente di scuola, oggi in pensione. Sara, invece, ebbe due figlie: Luisa, una delle prime designer nel campo della moda, e Maria, laureata in fisica, che ha lavorato in vari centri di ricerca.