La pandemia da Covid, tra i tanti effetti collaterali, ha determinato una battuta d’arresto nell’assistenza sanitaria, medica e psicologica, alle donne nei pronto soccorso. Solo per fare un esempio, il centro Dafne del Cardarelli, gestito dall’associazione “Salute Donna”, che è stato il punto di riferimento regionale per la prima assistenza psicologica alle donne vittime di violenza, prima e soprattutto durante la pandemia, ha chiuso le sue attività il 31 dicembre 2023.
Ciò che è accaduto e che le istituzioni non hanno riattivato tutti quegli strumenti necessari e fondamentali, che rientrano nei “percorsi rosa”. Ad esempio, non sono stati rinnovati i piani di formazione, mancano i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali regionali sulla violenza.
C’è bisogno di ritracciare la strada. Non ricostruirla, non ripensarla, ma ritracciarla. È evidente che c’è come un’interruzione di un percorso che chiede continuità. Quando i percorsi di questo genere vengono interrotti, significa non soltanto interrompere delle attività e dei servizi, ma anche mettere in discussione contesti in cui le persone, le donne vittime di violenza, trovano un vuoto. Questo vuoto provoca ricadute a catena negative.
Apprezzo molto gli operatori che in questa situazione continuano il loro lavoro in prima persona nei pronto soccorso e mostrano un forte interesse affinché si realizzino i “Percorsi rosa”. Il passo successivo che voglio compiere è istituire un tavolo tecnico in Regione Campania che sia condiviso da operatori della sanità e associazioni di donne.
Ringrazio per l’invito al dibattito “Che fine hanno fatto i percorsi rosa?”, tenuto nella magnifica sala della Loggia al Maschio Angioino, in cui ho ascoltato con interesse gli interventi di Elvira REALE, dell’associazione Salute donna di Rosa di Matteo, rete antiviolenza della città di Napoli; Ester Ricciardelli, Psycom – Protocollo Napoli; Claudia Cimmino, presidente SIMEU Campania, Ilaria Perrelli, presidente della Consulta regionale per la condizione della donna, e Rosaria Bruno, presidente dell’Osservatorio regionale sulla violenza.
Ci siamo lasciati con un obiettivo da raggiungere al più presto:
1. Proseguire nel monitoraggio dei percorsi rosa, per avere un quadro esaustivo dell’attuale situazione, in riferimento sia al percorso medico che a quello psicologico;
2. Implementare le buone pratiche, compresa la costruzione di una rete territoriale ospedaliera ed extraospedaliera per contrastare la violenza di genere contro le donne;
3. Sostenere le iniziative di formazione a livello provinciale degli operatori sanitari (medici e psicologi).