Oggi si terranno i funerali di Frederick, un’altra triste circostanza che ci fa riflettere su tante cose, ma soprattutto sulla sconfitta della nostra società, a partire dalle istituzioni.
In questa ennesima tragedia dobbiamo trovare il coraggio di ammettere che, ancora una volta, ci sono più vittime di quante ne possiamo immaginare, ma anche più responsabili.
Un dolore immenso per la crudeltà nei confronti di una persona indifesa e inoffensiva. Crudeltà di chi lo ha ucciso ma anche di chi è rimasto indifferente di fronte ai tanti episodi di violenza a cui era sottoposto da tempo.
Frederick proveniva da una situazione di estrema povertà, tanto da essere senza fissa dimora, ma al tempo stesso era riuscito a sottrarsi alla criminalità, scegliendo di rimanere onesto e facendo piccoli lavoretti per il suo sostentamento.
Il mio pensiero va però anche ai due ragazzi e alle loro famiglie, giovani abbandonati dalle istituzioni, per i quali neanche la scuola evidentemente ha potuto svolgere appieno il ruolo educativo che le è proprio.
Sempre più ragazzi oggi pensano che portare con sé un coltello o addirittura una pistola, sia la strada da seguire, considerando la violenza come unico modo per sentirsi appagati e forti, ma soprattutto per emergere in una società come la nostra.
Sono fermamente convinta che questa deriva violenta sia la conseguenza di un abbandono istituzionale che, per decenni, ha favorito la formazione di una mentalità basata sulla prevaricazione e la brutalità. Troppo spesso ci troviamo di fronte a giovani cresciuti in famiglie difficili, senza punti di riferimento diversi da quelli di un modello malavitoso e violento, in cui il più forte prevale sul più debole.
Questa assenza di punti di riferimento familiari e istituzionali, mai davvero contrastata nel corso degli anni, ha purtroppo conseguenze fatali.
È giunto il momento di dire basta.
È ora di porre fine a questo sistema che non offre opportunità alle giovani generazioni ma al contrario le abbandona senza proporre alternative.
Purtroppo non basta più limitarci a parlare semplicisticamente di violenza giovanile, è necessario lavorare tutti assieme per creare un cambiamento reale, offrendo opportunità e punti di riferimento a chi ne ha bisogno, ma anche punizioni certe per chi delinque e commette reati efferati.
Ma per farlo è indispensabile una trasformazione culturale, che capovolga la logica del successo associato alla prevaricazione.
La nostra società e i nostri ragazzi meritano un futuro migliore, in cui violenza e soprusi siano arginati e contrastati sul nascere, anche attraverso attività di prevenzione.