È di queste ore la notizia che per Simone Isaia, il giovane clochard indagato per il rogo che lo scorso 12 luglio ha distrutto la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, posizionata in piazza Municipio a Napoli, sia stata disposto l’affidamento ad una comunità di Salerno.
Rispetto sempre il lavoro dei magistrati, ma solo per fare un confronto, Matteo Di Pietro, il ragazzo ventenne che alcuni mesi fa, durante una challenge su YouTube, ha speronato con una Lamborghini noleggiata un’auto su cui viaggiava una madre con i suoi due figli, in cui ha perso la vita il piccolo Manuel di appena 5 anni. Un’auto che viaggiava volutamente a oltre 100 Km all’ora, in pieno centro, dove il limite è solo di 30.
Ecco, Matteo Di Pietro, ha ottenuto dopo soli 9 giorni dall’incidente, gli arresti domiciliari, non è mai passato per il carcere, contrariamente a Simone Isaia, reo di aver appiccato un incendio ad un manufatto, senza arrecare alcun danno a persone o cose (al di fuori dell’opera chiaramente); stranamente per lui sono stati necessari ben due mesi di carcere per comprendere che “forse” aveva bisogno di aiuto e che era meglio affidarlo ad una comunità.
Come se non bastasse, si arriva al ridicolo: da luglio ci si interroga se è necessario o meno far “rinascere” quella Venere. Dobbiamo chiederci se in una città come Napoli sia così urgente e necessario far “rinascere” la Venere degli stracci, pagata con fondi pubblici (oltre 160.000 euro), soldi che, a mio modo di vedere, potevano essere destinati a ben altri scopi sociali e culturali. Quei 160.000 euro non sono bastati per garantire la sicurezza dei cittadini; quelle “vesti”, ritenute in pompa magna, ignifughe e sicure, evidentemente non lo erano. E forse, dico forse, dobbiamo ringraziare che a darle fuoco sia stato un clochard, senza alcun intento di fare danni. Immaginiamo se quell’opera così insicura fosse finita nelle mani di un piromane con ben altre intenzioni.
Ma soprattutto ciò che mi chiedo è se sia necessario tenere lì, da oltre due mesi, quella carcassa nella piazza più importante della città, in bella mostra, ormai solo un ricettacolo di rifiuti. Non era forse meglio rimuoverla, anche a fronte del costo già sostenuto, sanificare la zona e pensare di far “rinascere” la città di Napoli in altro modo? Semmai utilizzando quegli stessi 160.000 euro per finanziare idee innovative dei tanti giovani di questa città, riqualificando quartieri, aiutando le associazioni che fanno tanto per questa città, senza ricevere alcun sostegno.
Questo lassismo rispetto ai resti della Venere degli stracci e il trattamento così duro nei confronti di Simone Isaia, mi fanno pensare che si è ancora troppo forti con i deboli e troppo deboli con i forti. Forse ci sarebbe da far “rinascere” ben altro, soprattutto, un po’ di sana politica, far “rinascere” in noi il sentimento del bello che in questa città troppo spesso viene confuso con quello dello spreco.
E soprattutto che alle “cose”, fossero pure opere artistiche, si anteponesse sempre la dignità delle persone, specie di quelle più fragili.