C’è una strada a Napoli, poco lontano dal centro, dove un tempo sorgeva una vecchia officina, una di quelle in cui per anni sono state riparate le auto della nostra città. Per anni, qui, don Tonino ha riparato le auto di tanti di noi. Un uomo semplice, gentile, disponibile, faceva di tutto per far ripartire anche le vecchie auto, riparando ogni cosa. Da anni, e per anni, ha avuto “Sperry, un cane randagio arrivato lì nei primi anni ’80, visibilmente ferito, forse perché investito.
Era un meticcio di media taglia, occhi che raccontavano una storia di abbandono e sofferenza. Ed è così che don Tonino, che di “aiutanti” non ne aveva mai avuto, “assunse” proprio lui, “Sperry”, un nome che aveva scelto trasformando la parola “Speranza”, perché Sperry incarnava la forza di ricominciare, anche nei momenti più difficili, quella che oggi viene definita anche “resilienza”.
Gli anni passano, e Sperry si riprese sempre meglio. Forte e vigoroso, diventa il simbolo del vicolo. Passanti, turisti, ragazzi, chiunque passasse di lì non poteva non fermarsi qualche minuto con lui. Dal canto suo, Sperry “dava un occhio” a don Tonino e un altro alla strada, sempre pronto a proteggere quella che per oltre 18 anni è stata la sua casa.
Un giorno, mentre don Tonino stava sistemando una vecchia auto, urtò violentemente con la testa sotto la marmitta, proprio mentre tentava di sostituirla. Cadde, perse conoscenza, e in pochi istanti un rivolo di sangue uscì da quella ferita. Bastarono pochi istanti per Sperry, che comprese subito cosa stava accadendo. Così iniziò ad abbaiare, lui che era silenzioso e tranquillo per carattere. Sì, proprio lui, che nessuno aveva mai sentito abbaiare, iniziò a correre e ad abbaiare entrando nei negozi vicini, correndo avanti e indietro come un pazzo, attirando l’attenzione di tutti. In pochi istanti, si formò un capannello di persone dentro quell’officina. Tante persone si fermarono: ci fu chi chiamò l’ambulanza, chi, come purtroppo a volte accade, ne approfittò per prendere qualche attrezzo, chi cercava nei paraggi qualcosa da rubare dalla cassa con i pochi soldi che don Tonino aveva incassato.
Ecco, per anni, Sperry era stato zitto e buono, ma aveva visto, compreso e studiato ogni angolo dell’officina, ogni movimento del suo padrone. Aveva capito che in alcune zone nessuno doveva mai avvicinarsi. Così, mentre venivano prestati i soccorsi a Don Tonino, Sperry iniziò a ringhiare, allontanando chiunque si avvicinasse in quella che per lui era la sua casa. Nessuno poteva mettere piede lì, se non don Tonino.
Passarono alcuni giorni, e l’officina restò incustodita. Per giorni e giorni, Sperry fece la guardia. Finalmente, un giorno, don Tonino tornò. Era visibilmente provato, ma il suo spirito era lo stesso di sempre: forte, sorridente, e pronto a riprendere il suo posto tra gli attrezzi e le vecchie auto. Quando Sperry lo vide,la sua espressione fu indescrivibile, i suoi occhi si illuminarono e istantaneamente corse verso di lui, scodinzolando felice.
Don Tonino si inginocchiò, accarezzò il suo cane con dolcezza, sussurrandogli parole che solo loro due potevano comprendere. Era il segno che, nonostante tutto, la vita aveva trovato una nuova via. Sperry aveva protetto la loro casa.
Da quel giorno, ogni mattina, l’officina tornò a vivere, con il suono delle chiavi che girano, il rumore dei motori che ripartono e il calore di un’amicizia che, nonostante il tempo e le difficoltà, non avrebbe mai smesso di esistere. E così, in quel vicolo di Napoli, tra il fumo degli scarichi e l’odore di olio e gomma, Sperry e don Tonino continuarono a fare ciò che avevano sempre fatto: riparare, proteggere e, soprattutto, sperare.
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