Ho appena salutato don Fabio, pensionato da alcuni anni, che ha lavorato per molti anni in diversi pastifici di Gragnano. L’ho conosciuto alcuni anni fa in occasione di un pranzo di Natale per i senza fissa dimora, uno dei tanti eventi a cui ho preso parte da Assessore in Galleria Umberto prima e poi alla Mostra d’Oltremare. Il signor Fabio è stato il mio punto di riferimento, preciso e attento, sempre orientato verso l’eccellenza. Proprio in occasione del consueto pranzo dei senza fissa dimora, che si tiene qualche giorno prima di Natale qui a Napoli, ho apprezzato la sua dedizione e la sua attenzione al dettaglio.
Ci unisce la stima reciproca e la determinazione a non arrenderci mai di fronte alle sfide. Ma soprattutto, ci lega la storia di due ragazzi, all’epoca minori, Zareb e sua sorella Zèudi, che sono arrivati in Italia come minori non accompagnati, soli e senza genitori. Ricordo il loro smarrimento quando li ho incontrati per la prima volta, nel corso di uno dei tanti sbarchi gestiti da me in qualità di Assessore al Welfare al porto di Napoli.
Quando Zareb e Zèudi sono giunti a Napoli, non superavano i 15 anni d’età e non comprendevano la nostra lingua. Ancora peggio, non avevano nulla con sé, nemmeno una foto di un familiare. Per anni ho cercato notizie su di loro, così come ho fatto per molti altri minori non accompagnati che passavano attraverso la nostra città.
Fu don Fabio e sua moglie Maria a decidere di accogliere quei due ragazzi. Nonostante avessero già un bel numero di nipoti, hanno offerto loro affetto e calore umano, che probabilmente non avevano mai conosciuto.
Don Fabio mi racconta spesso delle vite di questi due fratelli. Zareb ha seguito le orme di don Fabio, si è appena diplomato in uno dei nostri istituti alberghieri e attualmente lavora come aiuto chef in uno degli alberghi della costiera sorrentina. Sua sorella Zèudi, iscritta al terzo anno di giurisprudenza, è determinata come non mai. Desidera specializzarsi in diritto internazionale e ripete spesso che vuole contribuire a garantire che tanti ragazzi come lei non debbano più soffrire.
Anche se in pensione, don Fabio è ancora coinvolto in ogni pranzo natalizio, che si tratti di senza fissa dimora, migranti o anziani ospiti di una struttura. È sempre lui a curare la qualità dei prodotti, a controllarne la cottura e a pretendere il massimo della qualità. Quest’anno avrà anche Zareb al suo fianco: per la prima volta, cucinerà per coloro che, come lui, sono arrivati senza nulla. Ma proprio come lui, è pronto a raccogliere tutto ciò che noi partenopei siamo in grado di trasmettere.
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Storie Campane di cuore e passione n 6: don Fabio e la magia del pranzo di Natale per i senza fissa dimora
Storie straordinarie, raccolte ascoltando persone nella nostra regione