“Dare un’anima alla politica” è il titolo del libro di Don Bruno Bignami, sacerdote cremonese, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), presentato nella splendida chiesa di San Giorgio Maggiore, in via Duomo, una chiesa di frontiera guidata da Padre Carmelo Rocco, situata proprio all’ingresso di Forcella. Il libro è stato presentato nell’ambito del convegno “Cristiani in politica dopo Trieste: una tradizione che si rinnova costantemente”.
All’evento, coordinato da don Giuseppe Autorino, hanno partecipato oltre 100 invitati, tra i relatori il Monsignor Francesco Alfano, vescovo di Sorrento Castellammare, delegato CEC Anna pastorale sociale e lavoro.
Il libro, in cui si può leggere la prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, mostra come il cristianesimo tocca e forma le coscienze e racconta chi è riuscito a rappresentarlo nelle istituzioni pubbliche.
Tra le molte testimonianze presenti nel libro, ci sono personalità che hanno incarnato questi valori nella loro azione politica, come Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e David Sassoli. Ognuno di loro ha trovato nel Vangelo l’ispirazione per impegnarsi nella cura del bene comune, dimostrando che spiritualità cristiana e politica possono unirsi in un progetto di servizio e solidarietà.
Questo libro offre una visione del cristianesimo e della politica come forza trasformatrice; entrambe, infatti, promuovono azioni e idee per costruire una società più giusta e solidale per il futuro in un’ottica di servizio alla collettività.
Ringrazio Nello Tuorto Jossa, presidente nazionale di Finetica ETS, per l’invito a questa importante iniziativa, che offre una visione aperta e coinvolgente, ma anche responsabile e consapevole, dell’impegno politico.
Riporto di seguito una citazione tratta dal libro, che rappresenta proprio il senso della mia “scelta di stare in politica” mettendomi in gioco in prima persona:
“Pensando al futuro in certi giorni le domande devono essere: ‘a che scopo? Verso dove sto puntando realmente?’
Perché dopo alcuni anni riflettendo sul proprio passato, la domanda non sarà: ‘quanti mi hanno approvato, quanti mi hanno votato, quanti hanno avuto un’immagine positiva di me?’
Le domande, forse dolorose, saranno: ‘Quanto amore ho messo nel mio lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo? Impronta ho lasciato nella vita della società? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive ho liberato? Quanta pace sociale seminato? Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato? (Enciclica Fratelli Tutti)“.