
Ricordo qualche anno fa due anziani che abitavano tra le strette vie dei Camaldoli, una delle zone collinari più silenziose e suggestive della città di Napoli.
Don Ernesto era un uomo dagli occhi stanchi ma buoni, e con lui viveva sua moglie Lucia, da anni allettata a causa di una malattia che le aveva tolto la forza fisica ma non il sorriso. In quella casa semplice, piena di foto in bianco e nero e profumo di caffè, avevano condiviso la loro vita con ben cinque cani: Zeffiro, Nerone, Filo, Bianca e infine Argo, un meticcio dal pelo fulvo, arrivato un giorno d’autunno come un dono del destino.
Tutti erano stati adottati dai rifugi o salvati dalla strada, ognuno con una storia difficile alle spalle, ma Ernesto e Lucia avevano saputo restituire loro una nuova vita fatta di affetto, attenzioni e dignità.
Io conobbi solo Argo, che fu con loro negli ultimi anni. Era il compagno fedele delle giornate silenziose, colui che dava la sveglia ogni mattina, che offriva conforto durante le crisi notturne di Lucia. Con i suoi giochi e le sue capriole riusciva ancora a strapparle un sorriso.
Don Ernesto diceva spesso che Argo “capiva le cose come un una persona” – e non lo diceva a caso: quando Lucia faticava a respirare, Argo correva alla porta della camera; quando il dolore diventava insopportabile, si accucciava accanto a lei, come per prendersi sulle spalle un pezzo della sua sofferenza.
Ma il tempo, si sa, è impietoso. Un giorno Argo si accasciò in giardino, guardò una sola volta Ernesto e poi chiuse gli occhi per sempre. Fu una perdita devastante. I due anziani, uniti da una vita fatta di amore e sacrifici, decisero di farlo cremare.
“Quando ce ne andremo – disse Don Ernesto al figlio – vogliamo Argo con noi. Era parte della nostra famiglia. Era il nostro angelo.”
Ma la legge, fredda e distante da certi affetti, non consentiva allora – e purtroppo ancora oggi non consente – di tumulare le ceneri di un animale domestico insieme a quelle del suo padrone.
Così Argo fu lasciato fuori. In un’urna. E per anni, Ernesto e Lucia provarono a chiedere un’autorizzazione speciale, sapendo bene che prima o poi lo avrebbero raggiunto.
Negli ultimi anni della loro vita ricevettero solo dinieghi. Una decisione che spezzò il cuore a Ernesto, e ancor più a Lucia, che se ne andò poco tempo dopo, stringendo tra le mani una foto del loro amato cane.
La storia di Ernesto e Lucia l’ho portata nel cuore per molti anni.
Oggi, come Consigliera Regionale, sto portando avanti una proposta di legge per cambiare questa ingiustizia.
Il disegno di legge permetterà finalmente, anche in Campania, di tumulare le ceneri degli animali domestici accanto ai loro padroni, se espressamente richiesto. Perché il legame tra un essere umano e il suo animale non è meno sacro di altri affetti. Perché nessuno dovrebbe essere costretto a separarsi da chi gli è stato accanto sempre, anche nei giorni più difficili, con affetto e amore incondizionato.
Anche se Don Ernesto non c’è più da qualche anno, sono sicura che, camminando tra i viali del Paradiso, ogni tanto si fermi a guardare il cielo e sussurri:
“Aspettaci, Argo. Torneremo da te e dagli altri”.