Oggi, con i familiari delle 16 vittime del Rapido 904, abbiamo ricordato una delle pagine più buie della nostra storia. Era il 23 dicembre 1984 quando quel treno, partito da Napoli e diretto a Milano, fu squarciato da un attentato nella Grande Galleria dell’Appennino, tra Firenze e Bologna. 16 vite spezzate. 267 feriti. Un’onda di dolore che, ancora oggi, a quarant’anni di distanza, continua a scuotere le nostre coscienze.
È stato un onore per me partecipare alla commemorazione e portare il saluto del Presidente della Regione Vincenzo De Luca.
Abbiamo ricordato, una ad una, le persone strappate ai loro affetti e alla loro vita in una tragedia a cui è stata negata ancora oggi, a distanza di quarant’anni, giustizia. E mentre le voci dei nipoti di chi non c’è più ci raccontavano il peso di un’assenza che attraversa le generazioni, le domande che ci tormentano sono sempre le stesse: quali e quante verità restano ancora sepolte? Per chi e per cosa sono morti tanti innocenti?
Ed allora finché non avremo risposte, fino a quando non verrà fatta piena luce su questa e altre stragi, finché non si spezzerà definitivamente quel nodo oscuro che lega mafia e pezzi di Stato, non saremo mai un Paese davvero libero e democratico.
Ricordare non basta: oggi più che mai dobbiamo costruire un futuro fondato sulla verità, sulla giustizia e sulla pace, affinché tragedie come questa non abbiano mai più spazio nella nostra storia.