Ho chiesto a Dario Spagnuolo, preside della Bracco a Napoli, con lunga esperienza nei quartieri difficili, se una gestione più attenta della dispersione scolastica avrebbe potuto salvare Emanuele Tufano, appena quindicenne ucciso da colpi provenienti da cinque pistole diverse pochi giorni fa.
Dario, che conosce molti ragazzi persi, mi ha detto subito che la scuola non è la panacea di ogni problema sociale: è lasciata sola, e dietro risorse per computer e corsi di formazione, cresce il disimpegno.
Emanuele Tufano, respinto per assenze al primo anno, è stato quasi accusato di non essere seguito come “alunno a rischio.” Ma la scuola è relazione umana, cosa che sembra contare poco; le decisioni sono prese solo per ragioni economiche. Emanuele è una vittima del dimensionamento, una vittima del sistema.
Frequentava l’indirizzo “moda” dell’Isabella d’Este-Caracciolo, che un tempo era l’unica scuola superiore del Rione Sanità, prima di perdere autonomia con accorpamenti e trasferimenti che hanno causato una perdita di studenti e personale. Con il dimensionamento 2024-25, il Caracciolo e l’Istituto Colosimo sono stati accorpati dal Della Porta Porzio. Emanuele è stato iscritto d’ufficio al Della Porta Porzio, pur restando sempre nel solito plesso, e tanti docenti hanno chiesto trasferimento.
Dario allora mi racconta di quando, nei primi anni Duemila, era insegnante al Caracciolo, allora considerata la “scuola peggiore d’Italia” con un tasso di bocciature del 50% al primo anno. Allora molti ragazzi abbandonavano la scuola per lavorare, e quasi ogni famiglia del quartiere aveva un parente in carcere. Poi, con la preside Mariarosaria Pangia, il Caracciolo cambiò: nuovi indirizzi, sfilate di moda al Mann e al Gambrinus, la gioia negli occhi degli studenti. Arrivarono iscrizioni e aumentò la frequenza. La scuola ricevette persino la visita del presidente Giorgio Napolitano. Ma nonostante i progressi, il Caracciolo fu accorpato all’ISIS Isabella d’Este, diventando un plesso distaccato privo di uffici e iniziando un lungo declino.
Passeggiando nel Rione Sanità, Dario saluta ex studenti come Ciro, Isabella, Antonio, Daniel, diventati imprenditori, sarti, guide turistiche, pasticcieri. Tutti provenienti da quell’esperienza. Allora – gli dico – il problema è trovare gli “Emanuele”. Dario risponde: La domanda non è dove fosse Emanuele, ma “Dov’era la scuola?” Perché le accorpano, non danno mense, palestre, psicologi?