Pochi conoscono Giulia Civita Franceschi, nata a Napoli nel 1870, una delle pioniere dell’educazione infantile in Italia, ha dedicato la sua vita all’educazione dei bambini, promuovendo un approccio innovativo e progressista, sostenendo l’importanza di fornire un’educazione di qualità fin dalla prima infanzia. È una donna che, pur di origini laziali, possiamo considerare una nostra concittadina, ed alla quale dobbiamo davvero tanto; solo negli ultimi decenni il ruolo delle donne sta avendo la giusta visibilità, per anni tanto risalto era riservato esclusivamente agli uomini.
La nostra Giulia Civita Franceschi sarebbe degna di maggiore attenzione, soprattutto per il suo ruolo più noto: direttrice della nave asilo “Francesco Caracciolo”. Questa iniziativa rivoluzionaria nel metodo e nell’approccio, aveva l’obiettivo di fornire un ambiente educativo e sicuro per i bambini, in particolare per coloro che vivevano in condizioni di disagio sociale. La nave asilo “Francesco Caracciolo” offriva un luogo dove i bambini potevano giocare, imparare e ricevere cure, contribuendo al loro sviluppo fisico, emotivo e cognitivo.
La nave “Francesco Caracciolo” riuscì ad accogliere oltre 700 “scugnizzi” della città di Napoli tra il 1913 e il 1928, quasi tutti orfani o in condizioni di povertà estrema, i quali trovarono, grazie a Giulia Civita Franceschi, una seconda ‘nascita’, molti dei quali sono diventati professionisti e docenti.
La sua storia testimonia quanto sia stato straordinario il metodo pedagogico che Giulia Civita Franceschi ha realizzato. Svolgendo un ruolo fondamentale nella promozione dell’importanza dell’educazione infantile e nel riconoscimento dei diritti dei bambini, influenzando significativamente l’approccio all’educazione in Italia.
Non ha mai lasciato Napoli fino alla sua morte nel 1957, ma il suo lascito nel campo dell’educazione infantile e del benessere dei bambini continua a essere riconosciuto e celebrato.
Ed è per questo che finalmente, negli ultimi anni, alle tante donne di questa città che si sono contraddistinte per le loro attività e per le loro azioni, si sta dando la giusta visibilità e riconoscimento.
Io stessa ho più volte spinto affinché le venisse riconosciuta l’importanza che merita. In lei ho ritrovato i valori ed i principi che sono stati alla base del lavoro che, per 15 anni, ho portato avanti come responsabile di una comunità di accoglienza per ragazze, nella narrazione della sua esperienza ho riconosciuto tante storie che hanno attraversato la mia vita professionale e personale, si, perché prendersi cura dei bambini che ne hanno più bisogno, rappresenta una scelta di vita oltre che una scelta professionale.
Ritengo che il suo modello pedagogico sia assolutamente attuale ed è stato per me un grande onore e orgoglio aver partecipato all’evento presso il Molosiglio per l’apposizione della targa in suo ricordo. È un primo piccolo passo per riconoscere il suo enorme lavoro e ciò che ci ha lasciato.
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