Ho partecipato, presso l’Istituto Comprensivo ‘Miraglia-Sogliano’, situato nella loro sede del Ponte di Casanova a Napoli, all’interessantissimo dibattito dedicato al tema dell’autismo e dell’inclusione scolastica. L’evento ha visto la preziosa partecipazione dei docenti, ma soprattutto dei genitori con figli autistici e dei giovanissimi studenti che hanno compagni autistici nelle loro classi.
Ho ascoltato le numerose storie di genitori che, loro malgrado, devono fare i conti con le difficoltà quotidiane, tra una burocrazia davvero ostile nei loro confronti e la mancata risposta alle loro esigenze.
Ho incontrato molta umanità, sia tra i genitori che tra i bambini ed i ragazzi della scuola. Dalle domande e dai pensieri espressi, anche da parte dei più giovani, ho compreso che il concetto di inclusione è molto sentito e applicato dalle nuove generazioni, sicuramente più che da coloro che sarebbero deputati ad eliminare le barriere.
Non potrò mai smettere di ascoltare e soprattutto di dialogare con le famiglie dei ragazzi, specie con chi vive situazioni davvero complesse. Il confronto con chi è coinvolto quotidianamente in prima linea, mi ha permesso di percepire la sofferenza delle persone: genitori di bambini e ragazzi, ma anche adulti che vivono con angoscia, e che arrivano alla fine della loro vita con un’angoscia ancora più grande perché non sanno chi si prenderà cura dei loro figli quando non ci saranno più. Persone, prima ancora che genitori, a cui non è consentito avere ben chiare le possibilità che spettano loro per richiedere aiuto o a chi rivolgersi, a causa della grande frammentazione e disomogeneità degli interventi e di una burocrazia che impedisce l’accesso alle opportunità disponibili. Anche da un punto di vista economico, a livello nazionale le risorse sono spesso insufficienti e soprattutto discontinue.
È necessario cambiare approccio. Bisogna garantire fondi strutturali. Qualsiasi servizio, per essere efficace, deve essere continuativo: non si può interrompere a causa di risorse insufficienti. Le risorse devono essere utilizzate per promuovere l’inclusione nei diversi contesti sociali e garantire una maggiore autonomia alle persone con autismo. Un modello da seguire è quello delle ‘fattorie della vita’, ovvero strutture abitative con personale specializzato, dove è possibile acquisire le competenze necessarie per affrontare le sfide quotidiane, come propongono alcune associazioni come l’Agan.
Il lito ruolo è fondamentale ed irrinunciabile e dovrebbe essere maggiormente riconosciuto e valorizzato.
Mi impegnerò a sostenere un modello che è stato implementato in Piemonte e successivamente adottato in altre regioni. Le sue ricadute sono state estremamente positive nella vita delle persone ed è replicabile nella nostra regione, poiché mira a un’organizzazione vicina alle esigenze delle famiglie.